lunedì 31 gennaio 2011

L'argomento della mia tesi l'ho scelto perché mi sono innamorata di un film di cui ignoro il titolo.

L'argomento della mia tesi di laurea l'ho decisa guardando un film l'altra notte.
Il film (di cui ignoro il titolo, peraltro) era fatto con quella raffinatezza stilistica bella quanto, per alcuni, lenta che prende il nome del pianosequenza, era di quelli che mandano su Rai3, a "Cose (mai) viste". La canzone "Because the night" fa da premessa a piccole chicche che a volte sono davvero dei gioiellini di autori indipendenti e magistrali, altri sono più che chicche, delle cacche.
Comunque, ero partita che dovevo fare tutt'altro. Poi la solita notte insonne. Poi il film.
Oggi sono andata a ricevimento col prof. dicendo:"Ho cambiato idea circa la mia tesi, perché mi sono innamorata della regia di un film." Lui, noi lo chiamiamo "nonno Stefano" perché sa di nonno, forse per i suoi maglioni, forse per le sue rughe che gli spuntano ovunque quando ride in quel modo dolce che lo contraddistingue, ha riso e mi ha dato l'ok, dicendo che era un tema anche molto interessante.
"Che sia benedetta quella notte", gli ho detto quando mi aveva finito di consigliare titoli, film, registi e indirizzi.
"Cose (mai) viste trasmette un sacco di film, che potrebbero interessarti, ne hanno dato uno l'altra notte" mi diceva il prof. E quindi pensavo: vedi, c'è gente, c'è il nostro nonnino Stefano, che guardano Ghezzi e allora è proprio vero che la notte è viva, anche se solo per pochi. Ed è stato buffo.

Insomma, mi sembra romantico, e magari chissà, anche di buon auspicio scegliere la tesi perché ci si è innamorati della scelta stilistica di un film.

giovedì 27 gennaio 2011

La storia è quella di chi ogni giorno si sveglia e si sente fuori posto. La storia è quella di chi in treno si siede al finestrino, ma sa che il viaggio più lungo è quello che si fa nelle vite della gente e non si paga nemmeno il biglietto. La storia è di chi ha sempre i lacci delle scarpe sciolte. La storia è di chi si sveglia e non ha nessuno a cui dire buongiorno, ma pensa a tutti: a quella ragazza che piangeva in treno, a quel ragazzo che leggeva un libro, a quella bambina che stringeva una bambola, a quel bambino con gli occhiali più grandi della testa. La storia è di chi si perde, per il troppo vuoto che c'è. Di chi non ha soldi per i vizi e nemmeno per i piccoli capricci. La storia è di chi non piange mai e di chi ha la pioggia dentro e mai abbastanza balconi sotto cui ripararsi.

lunedì 10 gennaio 2011

Partenze...

L'annuncio del treno.
Allontanarsi dalla linea gialla.
Guardare mille volte in quale carrozza sono mentre cammino sul binario.
Aspettare.
Le porte che si chiudono.
Io che mi sembra abbia ancora così tanto da dire, cose che non ho detto mai. Per vergogna, per pudore, per timidezza. E in quel momento vorrei dirle tutte, ma le porte si chiudono e non si sente più nulla.
Le porte sono chiuse. Il treno che prima di partire è immobile e rende tutto più straziante. Interminabili istanti e interminabili sguardi prima della partenza.
Parte.
E puoi solo guardare indietro dal finestrino.

Ridi. Ridete tutti. Che mi piace. Che rido anche io.
Anche se adesso piango.

sabato 8 gennaio 2011

Da lunedì dovrò portare gli occhiali

(Non ho lo scanner, purtroppo. E si vede. Però basta il pensiero, no?)

lunedì 3 gennaio 2011

"Io e te siamo quei venti che cambiano i deserti."

Io e te non siamo immobili.
Io e te siamo quei venti che cambiano i deserti.
Senza più paura di rimanere spogli sotto abat-jour, dentro un fiore rosso
Il tuo fiore rosso sotto abat-jour.
E poi se ci sei, se ti alzi e poi, ti togli il peso dei tuoi giorni stanchi.
E poi tutto sarà qualcosa che scontornerà i tuoi limiti.
Io e te siamo quei venti che cambiano i deserti.
P. Benvegnù- Io e te