lunedì 28 marzo 2011

In più, mangio anche io troppo cioccolato.

A volte certe parole sono come la vernice pollockiana che sporca un muro fatto di silenzio.
Vernice rossa.
Rosso, rosso come le tegole di certe case. Rosso come le cassette delle poste, come il tappo della Coca Cola. Rosso come certe spezie. Rosso come gli autobus londinesi. Rosso come le maglie di Che Guevara. Rosso come il sipario di un teatro. Rosso come le foglie d'acero. Rosso come le copertine di certi libri.
A proposito di libri ne sto leggendo almeno tre tutti insieme (beh, escludendo il favoloso fumetto del mio splendido fidanzato). C'è quello che leggo con attenzione, per avere un humus florido per coltivare poi quell'albero che spero frutti una buona tesi. C'è quello che leggo con quella sensazione di struggimento sottile e continuo, prima di addormentarmi. E poi c'è quello che leggo lentamente, perché è il libro che ho tra le mani mentre aspetto che mi si cuoce la cena, anche perché ho ampiamente appurato che guardando continuamente la pentola piena d'acqua questa non bolle prima, quindi tanto vale. Le pagine sembrano tutte uguali, l'odore è sempre lo stesso e poi, basta girare che cambi vita, che cambi scenario, che la montagna si scioglie e diventa oceano e il tuo personaggio cresce e poi lo immagini ingenuo come un bambino, che è freddo ma è estate e non c'è il sole ma poi spunta e hai già l'ombrello. C'è che non ti aspetti mai cosa trovare alla pagina successiva, come nella vita. In fondo non sono due mondi così diversi quelli della letteratura e quella che viviamo giorno dopo giorno.
Comunque, tutte queste chiacchiere, solo perché volevo lamentarmi un po', lamentarmi di questa giornata di pioggia, lamentarmi di aver mangiato troppo pane e formaggio a merenda e di questa tesi che proprio non riesco a scriverla.
Un giorno saprò bene cosa scrivere anche su questo mio blog (e stasera ho messo mano anche alle robe HTML. No, dico, IO che pure per montare una scatola di cartone Ikea ho bisogno delle istruzioni), forse basterà non scrivere mentre sono assonnata o quando sono in piena fase digestiva. 
Un giorno "tenterò di spiegarmi e ne verrà fuori un romanzo".


domenica 27 marzo 2011

E che si dormiva un'ora in meno l'avevo notato

L'ora legale, le cinque del pomeriggio, la pioggia stanca, l'Esselunga aperta l'ultima domenica del mese, mini cactus e Van Gogh, sapori pugliesi, pentole e coltelli, bicchieri che calici sarebbe meglio, il senso della vita, non andare via uffa mercoledì è lontano, le due di notte, commenti, piccoli e grandi successi, telefilm con attori che erano bambini e che non hanno imparato a recitare nemmeno ora che hanno trent'anni, biscotti al cocco, sonno, luci da albero di Natale che vorrei tutta la parete così ché a me le magie piacciono.

E le cipolle, quella che ho fotografato e che ho tagliato per il soffritto, che non solo quelle fanno piangere, che Gibran lo diceva che deve esserci qualcosa di sacro nel sale se si trova nel mare e nelle lacrime e ci credo, che a volte le lacrime lavano, che a volte servono, che a volte sono calde e fanno male, ma che altre volte sono belle. Sono di gioia.

Grazie Sette Per Uno!

Ultima domenica del mese.
E' primavera, le giornate sono ufficialmente più lunghe, il sole è caldo e il vento fa danzare le sciarpe leggere sui nostri giubbotti di jeans.
Oggi la mia avventura su Sette Per Uno è finita. Sono contenta di aver ricevuto commenti positivi, di aver emozionato, sono felice che alcuni aspettassero la fine del racconto e mi hanno letto ogni domenica o quasi. Sono felice di esser apparsa su questo sito che seguo da 'na vita, che è l'ennesima dimostrazione che la Legge dell'Attrazione funziona (anche perché se uno poi si fa delle gran seghe mentali, datemi retta, prima o poi si avverano sempre.)
Comunque, eccola la quarta parte della mia storiella.
Poi, siccome si presuppone che uno ha di meglio da fare piuttosto che seguire ogni domenica la pubblicazione sul sito del mio racconto, anche se si presuppone che abbiate di meglio da fare anche adesso,  segnalo comunque la mia pagina su SettePerUno, dove potrete trovare tutte e quattro le parti della storia.


lunedì 21 marzo 2011

ché la Coca Cola nella bottiglia di vetro bevuta con una cannuccia rossa è più Coca Cola.

Ho passato la notte fiorentina tricolore dei 150 anni di un'Italia "unita", un fine settimana di tango e cibo, la Luna in perigeo, la devastazione dello tsunami giapponese, l'inizio della guerra che non ci riguarda (forse) ma sempre guerra è. Ma oggi è ufficialmente primavera. La primavera che cade di lunedì è un buon segno, io il lunedì inizio sempre tutto quello che devo iniziare, ché io non capivo quando imparavo a memoria la canzone di Happy days (alle elementari le maestre insegnano cose strane ai bambini) che faceva "Sunday monday happy days" etc., e non capivo proprio come gli inglesi partono dalla domenica a cantare o contare o cosare in generale.
Comunque, sto divagando come spesso succede. In fin dei conti, volevo solo segnalare il penultimo appuntamento col mio raccontino su quel sito fantastico che è SettePerUno.  
Ora ho la cena sul fuoco, nel frattempo mangio il pane (pane, maledetto pane), ho il libro di Foer sul tavolo e ho disegnato queste due donnacce mentre facevo quel rumore fastidioso di quando si beve con la cannuccia ed è finito quello che stai bevendo, quel rumore che generalmente precede alla masticazione della cannuccia stessa.
Ora è pronto e alzo il volume dei Amor Fou.


domenica 13 marzo 2011

Seconda parte del racconto su Setteperuno.it

Cosa succede la seconda domenica di Marzo?
No, la Coop è aperta l'ultima domenica del mese... Sì, c'è la partita di rugby ma mica c'è solo la seconda domenica del mese... 
Ok, suggerisco io. La domenica, ogni domenica di Marzo, una parte del mio racconto viene pubblicato su SettePerUno. Questa è la seconda parte.
Qui invece c'è la prima parte del mio raccontino dal titolo: Sul sedile accanto al mio.
Quindi ecco, come dicono i gggiovani, stay tuned! 

giovedì 10 marzo 2011

Sì, è un post mieloso e diabetico.

A me col mio ragazzo piace contare i "cioè" che dice Max Pezzali quando parla.
A me piace il mio ragazzo, che se sto male mi porta i viveri ma poi non s'avvicina "che sai, non te lo vorrei dire, ma sei INFETTA!" e beve la Coca Cola seduto lontano e se dice qualcosa che non va io gli porgo il mio fazzoletto usato.
A me del mio ragazzo non piace tanto che ingurgita cose senza vedere la data di scadenza, però mi sa che ha uno stomaco d'acciaio, migliore di quello che avevo per proteggermi dal "cibo" che ci passavano in convento il primo anno d'università.
A me del mio ragazzo piace che disegna e che scrive (e fa bene entrambe le cose).
A me col mio ragazzo piace anche stare il martedì a vedere Mistero, ma il film di Tarantino che lo segue no, quello proprio no.
A me piace il mio ragazzo anche se lui ascolta robe come il Club dei Dogs o roba simile e vede film tipo Star Wars o roba simile.
A me piace quando il mio ragazzo mi sorride e mi guarda in quel modo che è solo suo.
Mi piace quando fa il caffè ma lascia inspiegabilmente dentro la moka quello del giorno precedente.
A me piace che è distratto e che non si ricorda che gli schiaffetti che sta dando, sono proprio sul mio ginocchio infortunato.
A me piace fotografarlo, perché io fotografo solo cose belle e infatti io lo fotograferei sempre, anche quando dorme. Mi piace guardarlo mentre sogna e se la gente dice che non c'è nulla di più bello dell'alba, è perché non hanno mai visto lui.
A me piace quando mi chiama, perché mi piace il fatto che voglia dirmi delle cose, qualunque esse siano.

Mi piace che quando sono triste o incazzata o malaticcia, lui mi appiccica addosso una strana felicità e allegria. Mi piace che quando faccio le mie cose io le dedico a lui, quando vado alla Coop o quando disegno. Mi piace che lui un po' di parte lo è, ma non troppo. Mi piace che a volte grazie a lui io mi sento una persona migliore. Mi piace quando mi prende in giro per i miei strambi gruppi musicali che tanto mi piacciono.
Del mio ragazzo a me piace tutto, anche se mette l'olio vicino gli amari e l'aceto e il sale da tutt'altra parte. Perché io lo amo, esattamente per com'è. Per i suoi aspetti buffi e per quelli affascinanti. Per il suo aspetto e per quello che ha dentro, un universo meraviglioso e pieno di stelle brillanti. Lo amo in ogni instante, qualunque momento. E io non mi vedo con nessun'altro, se non con lui.
Perché la cosa di Platone, ampiamente spiegato anche in uno sketch Tre Uomini e una gamba per intenderci, quella delle due metà della stessa anima, sarà una roba talmente vecchia che non la scrivono più nemmeno sui bigliettini dei Baci Perugina, sarà una roba anche inventata, ma beh, io da quando ho incontrato il mio ragazzo ci credo fermamente.
Siamo la metà della stessa anima. Metà dello stesso frutto. Lui è il cielo e io la stella.

Per ricordarti ancora una volta di quanto importante sei per me,
per ripeterti quanto ti amo
affinchè non passi giorno senza avertelo detto.
E te l'ho scritto altre volte, ma lo riscrivo anche qui quello che Neruda sosteneva:
"Fai con me ciò che la primavera fa con i ciliegi"
Se io avessi tutta la poesia del mondo che mi scorre nelle vene,
scriverei esattamente come Neruda. O come Prèvert. O come Shakespeare.
E tutti i miei versi sarebbero sempre e solo per te.
Ma purtroppo non sono poetessa e nemmeno so scrivere così bene,
così tutte le parole più belle le leggerai solo quando vedrai i miei occhi.
Ti amo Giusè.

martedì 8 marzo 2011

Otto Marzo e Lindt Lindor.

Quando mangio, mangio tanto, mangio troppo, mangio male e mi ripeto che sono ingrassata e continuo a mangiare, mangiare tanto, mangiare troppo, mangiare male.
Quando piango, così all'improvviso.
Quando compro le scarpe e maglie che non indosserò mai.
Quando non è vero che tagliarsi i capelli è sintomo di cambiamento, non sempre almeno.
Quando fingo indifferenza di fronte alla gelosia.
Quando indosso il rossetto rosso.
Quando dico al mio fidanzato di non regalarmi mimose (e lui mi regala i Lindor-che adorabile è il mio tesoro meraviglioso <3).
Quando posso alzarmi di 10 cm con un paiodi tacchi.
Quando mi si inceppa la stampante e mi va in crash il mac.
Quando riesco a montare le cose Ikea.
Quando non riesco a montare le cose Ikea e chiamo il mio fidanzato e mentre lui smartella io preparo la cena.
Quando ho mal di testa.
Quando lo smalto sporca qualunque cosa.
Quando ho le gambe con più peli di un orango.

Sono donna sempre, sono donna tutti i giorni.
Oggi, come ieri e come domani.

domenica 6 marzo 2011

Parentesi e parole

Oggi è stata una così bella giornata che sono come assuefatta. Il che finalmente potrebbe ripulire un po' il mio karma nero come la pece (nero come la pece. Oddio, da quanto non utilizzavo questa espressione. Forse da quando alle elementari la mia maestra mi spiegò cosa fosse la pece. Pece. Pensa, la pece è nera e poi cambi una vocale, una lettera, e diventa pAce e la pace non dovrebbe essere tutta bianca?), potrebbe ripulire la mia anima appesantita come il petrolio appesantisce il volo dei gabbiani.
E mi servirebbe in effetti, specie che siamo in vista tesi (vabbeh, ci vogliono dei bei mesi ancora però io mi sento comunque in ansia) e io non so ancora da dove diamine (vedi, è proprio una bella giornata, che non dico nemmeno parolacce e dico diamine) cominciare a scriverla. Quello che ho letto l'ho dimenticato. Me lo ricorderò probabilmente tra anni, per qualche assurda associazione mentale. O mai più. E poi, il titolo è difficile e non so se sarò all'altezza di svilupparlo per bene. Alla fine uso un sacco di parole (parole così grandi che se fossero persone sarebbero dei giganti, ma dei giganti-buoni-pensaci-tu come quelli delle vecchie pubblicità della Mulino Bianco) in queste tesi e tesine e mi sembrano sempre troppo poche, a tratti anche vuote. E alcune di esse sono così tecniche che mi sforzo anche a ricordarle come quando devo dire nel mezzo di un discorso in cui parlo più o meno speditamente la parola "intraprendere", che mi impappino sempre (Intraprendere. Ci pensavo giusto qualche giorno fa che è una parola che non so dire bene. Intraprendere. E' che ci sono solo cinque vocali per una parola di tredici lettere e poi delle erre che sono troppo vicine, che si rincorrono troppo velocemente. Intraprendere. Però non mi manca la erre ma quando mi sentirete parlare potrete sentire il mio "Intrapendere.. inta.. in-tra-prendere", insomma come se fosse una piccola pubblicità all'interno del discorso).
Comunque, come ho scritto nel post precedente, oggi i mandorli erano in fiore. Io dormo ancora con il pigiama pesante e i termosifoni sono accesi ma se i mandorli sono in fiore allora va bene, allora c'hanno ragione loro che è primavera e siamo noi che non ce ne accorgiamo.
Domani inizia il nuovo, ultimo (ma solo del triennio) semestre. E c'è l'ultimo (ma solo per tre mesi) pranzo con i miei che sono nella città adottiva per vedere la casa in cui vivo da Ottobre. Questa invece è l'ultima notte che faccio così tardi (ma tanto non ci crede nessuno).


(Ma quante parentesi ho usato? E' che sono belle, le parentesi. Sono una pausa, ma una pausa non come le pubblicità durante i film in tv, ma la pausa come la ricreazione. Sono l'apnea, sono i bambini che al mare si tappano il naso con le mani e poi ingoiano l'acqua salata. Sono il respiro dopo essere andati in apnea. Le parentesi sono come delle bolle, che dentro ci può essere un altro mondo, epperò volano e non le prendi e sono libere. Le parentesi sono libere, libere di poter dire qualunque cosa, anche ciò che non c'entra nulla con quello che stai dicendo. Le parentesi sono come una lettera inaspettata in una giornata caotica, sono come le bollicine d'aria che si forma in alcuni bicchieri o vasi di vetro. Sono intoccabili.)
(Ah, e tra parentesi a me da bambina, alle elementari per l'esattezza, mi piacevano molto di più quelle graffe. E piacevano anche alla mia amichetta del cuore dell'epoca, ché secondo noi erano più belle. E poi sono come dei piccoli disegnini. E poi sono eleganti. E poi a matematica, se le espressioni fossero fatte solo di parentesi di graffe e non di numeri, io sarei stata la prima della classe. Sono una ragazza intrapendente.. inta.. in-tra-pren-dente)
  • - Hai una storia, - mi disse, - verso la quale hai delle responsabilità.
  • - Come sarebbe a dire che ho delle responsabilità?
  • - Hai delle responsabilità verso la tua storia. Devi cercare di darle un senso. Le devi la tua completa attenzione.” 
  • (Don DeLillo)
Oggi c'erano i mandorli in fiore nel giardino vicino casa mia.  I miei. Giuseppe. Forse non mancava niente davvero. E il sole brillava anche un po' dentro me, perché questo mese sono tra gli autori di un mio raccontino che si sviluppa in quattro parti su un sito che io leggo da tanto davvero, che adoro davvero, che è bello davvero, che è stimolante davvero, che c'è gente brava davvero.
Io sono qui e il sito in questione è SettePerUno e ci starò tutte le domeniche di questo raggiante mese di Marzo.

Grazie, gente setteperunica.