lunedì 7 febbraio 2011

A me certe canzoni ispirano un sacco di storie. Questa, per esempio.

Soundtrack: Il Disordine delle cose perse - Non sono io, sono gli altri

Una coppia. Una coppia giovane, giovane ma non troppo. Una coppia che non sai bene se quelle rughe che hanno intorno agli occhi ci siano perché hanno pianto o riso troppo. Un uomo e una donna. Un uomo e una donna che si vedono sempre. Si vedono in metro nonostante il giornale davanti il naso e nonostante il sole negli occhi che entra dal finestrino. Si vedono nello stesso bistrot convenzionato con la loro azienda per la pausa pranzo. Probabilmente abitano anche vicino, in quella zona della città in cui gli affitti costano ma è più bella. I loro sguardi si conoscono, si accarezzano per pochi eppur lunghissimi istanti ogni giorno. Per mesi. Per mesi. Per mesi. Buffo quante cose si possono dire non parlandosi mai.
Lui la vede in metro anche stamattina. Ha gli occhi segnati e una valigia ai piedi. La fermata è quella dopo. La fermata successiva è una stazione. Una stazione piena di abbracci e gente che corre, oblitera biglietti e parla ai cellulari. Anche lei ha un treno da prendere. Si confonde con la frenesia della mattina. Probabilmente ha un amore lontano da raggiungere, probabilmente è stanca della città, probabilmente ha solo avuto un paio di giorni liberi dal lavoro e torna dalla sua famigliola piccola e modesta. Legge sul suo biglietto il posto e la carrozza, si guarda intorno come a fare un distratto studio antropologico, vede lui sulla linea gialla. Sono uno di fronte l'altra, adesso. Non parlano con la voce, ma i loro pensieri tra caos e parole non dette, comunicano più di una poesia. 
E' tardi.
Lei sale. Lui continua a guardarla. Avrebbero così tante cose da dirsi. E invece lei è salita, continua a dargli le spalle. Lui continua a guardarle la schiena. Lei non riesce a girarsi, non vuole, non può, vorrebbe, potrebbe. Lei guarda davanti a sè, abbassa lo sguardo. Cosa c'è di più straziante del soffocare l'amore? Eppure è quello che i due stanno facendo. Si chiude lo sportello del treno.
Non sapranno mai niente l'uno dell'altra. 
Non sapranno nemmeno che hanno versato la stessa identica lacrima nello stesso identico istante.

Il treno va. 
Eppure, non c'è nulla di più immobile di loro due.


2 commenti:

Giuseppe Di Bernardo ha detto...

Amore! Che bello il racconto. Mi piace soprattutto l'ultima frase, dove il treno va ma loro restano nel loro immobilismo.

... e forse è meglio così. I protagonisti del tuo racconto, magari, se si fossero parlati avrebbero scoperto tutto quello che li divide... allora meglio credere in un amore mai sbocciato.

<3<3<3

Mari_fashion designer ha detto...

Grazie, amore :) <3