lunedì 20 dicembre 2010


"I laghi sono come grandi specchi in cui ciò che vedi non è il riflesso pulito e nitido del tuo corpo, ma gli sporchi errori che hai ancora addosso” mi diceva lui. Lui era diverso. Lui era come me. Torno spesso qui, in questo posto gelido anche se ci sono 40° all’ombra di erbacce e fiori secchi. Mi piace questa nostalgia che lotta con la voglia di andare lontana, lontana dal mondo, lontana da te, mi ferisce questa nostalgia che lotta con il bisogno disperato di partire e andare via, via da tutto. 
Sei andato via, come mille volte ho fatto io. Io ritorno, ma tu no, tu sei tra quei mondi che sognavi di esplorare, con quella curiosità e quel:”Lo sapevo!”, quel maglione che aveva lo stesso colore dei tuoi occhi e dell’autunno, con quel sorriso che era triste come una foglia gialla che conosce il suo destino di cadere dal ramo e che aspetta quel soffio di vento con coraggio e terrore, con quella agenda che si riempiva di disegni di gente al bar, di frasi di libri  che ti hanno colpito solo perché il protagonista aveva il tuo stesso nome. Sono qui, io. Sono qui adesso. Davanti questo lago.E mi specchio, perché vedo errori ovunque. Errori fuori di me, su di me, dentro di me. 
No, mi dico. Questo lago non è uno specchio come dicevi tu. Questo lago sono le mie lacrime, adesso. Questo lago sono io.

(Un raccontino scritto e inventato da me dopo una notte di freddo e neve, dopo un altro ennesimo ritorno nella mia terra, la Puglia, per un esperimento molto carino ideato da Caludia Toloni chiamato "io scatto tu scrivi".)

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