domenica 6 marzo 2011

Parentesi e parole

Oggi è stata una così bella giornata che sono come assuefatta. Il che finalmente potrebbe ripulire un po' il mio karma nero come la pece (nero come la pece. Oddio, da quanto non utilizzavo questa espressione. Forse da quando alle elementari la mia maestra mi spiegò cosa fosse la pece. Pece. Pensa, la pece è nera e poi cambi una vocale, una lettera, e diventa pAce e la pace non dovrebbe essere tutta bianca?), potrebbe ripulire la mia anima appesantita come il petrolio appesantisce il volo dei gabbiani.
E mi servirebbe in effetti, specie che siamo in vista tesi (vabbeh, ci vogliono dei bei mesi ancora però io mi sento comunque in ansia) e io non so ancora da dove diamine (vedi, è proprio una bella giornata, che non dico nemmeno parolacce e dico diamine) cominciare a scriverla. Quello che ho letto l'ho dimenticato. Me lo ricorderò probabilmente tra anni, per qualche assurda associazione mentale. O mai più. E poi, il titolo è difficile e non so se sarò all'altezza di svilupparlo per bene. Alla fine uso un sacco di parole (parole così grandi che se fossero persone sarebbero dei giganti, ma dei giganti-buoni-pensaci-tu come quelli delle vecchie pubblicità della Mulino Bianco) in queste tesi e tesine e mi sembrano sempre troppo poche, a tratti anche vuote. E alcune di esse sono così tecniche che mi sforzo anche a ricordarle come quando devo dire nel mezzo di un discorso in cui parlo più o meno speditamente la parola "intraprendere", che mi impappino sempre (Intraprendere. Ci pensavo giusto qualche giorno fa che è una parola che non so dire bene. Intraprendere. E' che ci sono solo cinque vocali per una parola di tredici lettere e poi delle erre che sono troppo vicine, che si rincorrono troppo velocemente. Intraprendere. Però non mi manca la erre ma quando mi sentirete parlare potrete sentire il mio "Intrapendere.. inta.. in-tra-prendere", insomma come se fosse una piccola pubblicità all'interno del discorso).
Comunque, come ho scritto nel post precedente, oggi i mandorli erano in fiore. Io dormo ancora con il pigiama pesante e i termosifoni sono accesi ma se i mandorli sono in fiore allora va bene, allora c'hanno ragione loro che è primavera e siamo noi che non ce ne accorgiamo.
Domani inizia il nuovo, ultimo (ma solo del triennio) semestre. E c'è l'ultimo (ma solo per tre mesi) pranzo con i miei che sono nella città adottiva per vedere la casa in cui vivo da Ottobre. Questa invece è l'ultima notte che faccio così tardi (ma tanto non ci crede nessuno).


(Ma quante parentesi ho usato? E' che sono belle, le parentesi. Sono una pausa, ma una pausa non come le pubblicità durante i film in tv, ma la pausa come la ricreazione. Sono l'apnea, sono i bambini che al mare si tappano il naso con le mani e poi ingoiano l'acqua salata. Sono il respiro dopo essere andati in apnea. Le parentesi sono come delle bolle, che dentro ci può essere un altro mondo, epperò volano e non le prendi e sono libere. Le parentesi sono libere, libere di poter dire qualunque cosa, anche ciò che non c'entra nulla con quello che stai dicendo. Le parentesi sono come una lettera inaspettata in una giornata caotica, sono come le bollicine d'aria che si forma in alcuni bicchieri o vasi di vetro. Sono intoccabili.)
(Ah, e tra parentesi a me da bambina, alle elementari per l'esattezza, mi piacevano molto di più quelle graffe. E piacevano anche alla mia amichetta del cuore dell'epoca, ché secondo noi erano più belle. E poi sono come dei piccoli disegnini. E poi sono eleganti. E poi a matematica, se le espressioni fossero fatte solo di parentesi di graffe e non di numeri, io sarei stata la prima della classe. Sono una ragazza intrapendente.. inta.. in-tra-pren-dente)

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