lunedì 11 aprile 2011

"Buon pomeriggio, prof. Sono venuta sostanzialmente per lamentarmi."

Ho esordito così al ricevimento col mio relatore. Ci siamo amaramente confidati che la mia tesi è difficile e nessuno c'ha mai scritto molto, quindi la difficoltà di trovare i testi resta. I film invece forse sono già più reperibili. Forse.
"La tua è la ricerca su un lavoro molto interessante su un argomento che nessuno ha mai approfondito molto a causa della sua complessità, il tuo studio è sul cinema d'autore che è affascinante ma molto difficile."
Ecco, così imparo a fare la figa con la maglia nera a collo alto, occhiali e sciarpa rossa morettiana a parlare di Truffaut. 
In un momento ho maledetto quella notte che, vedendo Ghezzi, ho scelto l'argomento di tesi. Era una notte meravigliosa, il film anche. Il modo in cui era girato splendido. Mi sembrava un segno del destino e io sono romantica e ai segni ci credo: vedere per caso un film scelto dal fidato omino che parla fuori tempo la settimana in cui devo andare a proporre la mia tesi al prof.
'affanculo vah. 
Poi però, capita che nel momento successivo, guardo un vecchio film, compilo sul mio quaderno la classica scheda per catalogare la pellicola in visione e poi scrivo "ecco perché ho scelto questo argomento". Il mio cuore cinefilo è rimasto come gli occhi di un bambino che guarda per la prima volta le lucciole in una via di campagna. Ecco cos'è che mi ha colpito di questo genere e cos'è che me l'ha fatto scegliere così a prescindere. Questa sensazione qui. Questa sensazione di benessere e attenzione, questa sensazione di intimità, questo "vedere senza farsi vedere", questa ricchezza mediante immagini che costruiscono una schema estetico-narrativo studiato nei dettagli, dalla fotografia alle voci. Questi film datati, pieni di visrtuosismi spesso fini a se stessi, in cui ci sono le parole degli attori e non c'è musica se non nei titoli di coda, 'ché effettivamente alcuni film sono come le nostre vite e nelle nostre vite non ci sono i Carmina Burana quando sta per succedere qualcosa di orrendo.
Comunque, siccome non regge la cosa del "cane m'ha mangiato i compiti"allora magari mi metto all'opera sul serio.
Ah!
Ieri io e il mio amato Giuseppe (con altre personcine) siamo stati a pranzo con Carlo Lucarelli. Sì, sì, proprio lo scrittore, proprio quello del "Paura, eh?". Lui in persona.
Vedi che c'ho pure le prove:

Poi ho anche le prove di quanto sia bello Giuseppe. E di quanto io mi senta migliore quando sto insieme a lui.
A proposito: scusami per quello che tu sai. M'impegnerò. Sei importante per me e il resto è polvere in confronto a noi. Polvere che spazzo via una volta per tutte, giuro.

Ultima cosa importante che capirà solo chi sa.
Non sono nè lei, nè lei (clicca sulle parole rosse, vedi che se ci passi sopra il mouse appare magicamente una manina?) anche se nell'ultima immagine effettivamente potremmo sembrare io e il mio splendido. Ciao.


2 commenti:

Giuseppe Di Bernardo ha detto...

:) <3

Sì, posso confermare: il pranzo era con mister "Blu notte" e Marisa non è la ragazza delle foto. E parte la musica dei Carmina Burana.

Mari_fashion designer ha detto...

Ahahahah :D
<3