lunedì 18 aprile 2011

Ciao. Il mio numero è scritto dietro. Ciao.

"Quelli della Vergine forse sono un po' così: un po' malinconici, un po' autunnali, solitari, pignoli, pessimi partner e ottimi singoli. Hanno una gran vita interiore che non necessita di mondanità per esprimersi. Nello stesso tempo forse sono fin troppo preda di umor nero, di attacchi di atrabile, insomma di malinconia."
(Tondelli)

Lei era lì, al bar vicino l'Università a bere il secondo caffè della giornata quando ha pensato che sì, Tondelli ha ragione. Era una mattina come tante, una mattina di occhiali e jeans. Un nastro rosso tra i capelli che chiudeva i suoi pensieri, i suoi pensieri di studentessa nervosa e bulimica di vita. I suoi pensieri che cercavano qualcosa, qualcuno. Qualcuno che l'avrebbe svegliata la mattina e non si sarebbe preoccupato dei suoi occhi cerchiati. Qualcuno che avrebbe visto un libro di Snoopy "Sono innamorato, Charlie Brown" e gliel'avrebbe fatto trovare sulla scrivania. Qualcuno che sarebbe andato via sbattendo la porta e sarebbe rimasto lì, ad aspettarla, in macchina, di notte, scrivendole un sms: "Scendi, scema, che andiamo a mangiare una pizza. <3". Qualcuno che le avrebbe baciato gli occhi. Qualcuno che l'avrebbe fatta danzare in un salotto disordinato. Qualcuno che l'avrebbe amata, per i suoi kg di troppo, per le sue cattive abitudini, per le sue lacrime e per le sue gioie. Qualcuno che ci sarebbe stato, e che non avrebbe avuto cuore e occhi e testa per nessuno se non per lei.
Poi.
Gli occhi a volte rotolano su sentieri inesplorati e pericolosi. E uno sguardo è così forte da tenersi o lasciarsi per sempre. Incrocia lo sguardo di qualcuno. Qualcuno che prende la bustina di zucchero di canna e ha una mano sporca d'inchiostro. Colline verdi e fiori e Caran D'Ache e pellicole e sole e vento caldo e carta da acquerello e Nutella e foglie d'acero e l'odore dei libri e luna che sorge da una montagna e musica e De Chirico Klimt Schiele e magie e onde e mari aperti e fusa e tutto quello che di più piccolo c'è e tutto quello che di più grande c'è, tutto, tutto guardando qualcuno, guardando lui. E dietro quella macchia d'inchiostro sulla mano destra, dietro c'è una mano, una mano che gira il caffè, una mano che porta alla bocca il cucchiaino, una mano che lascia il cucchiaino sul piattino, una mano che prende la tazzina, una mano che sta attenta a non bruciarsi, una mano che avvicina la tazzina alla bocca che soffia e che beve, beve in più sorsi, forse due, o anche tre e la bocca che fa una piccola minuscola e deliziosa smorfia e rimette la tazzina sul piattino e sistema il cucchiaino all'interno della tazzina, sorride e prende un tovagliolino (e che odio i tovaglioli dei bar che non asciugano niente che sembrano fogli di carta ma a cosa servono son anche piccoli per scriverci i pensieri e non ci puoi fare i disegni a matita). E dietro tutto ciò c'è qualcuno, qualcuno che dentro cos'avrà, qualcuno che ha dentro e dietro una vita, qualcosa di grande, di così enorme che quella macchia d'inchiostro è come un granello di sabbia nell'universo, talmente piccolo da essere quasi invisibile, ma c'è e a lei basta, e lei ne è attratta e lei ne è sopraffatta e lei ne è impaurita. E dietro e dentro cos'avrà, se avrà avuto l'amore, che libro gli avrà cambiato la vita, che musica ascolta, quanta vita ha vissuto e quanta vorrà viverne e come e dove, in quale parte del mondo vorrebbe andare, altri granelli nel cosmo che però formano pianeti di sabbia e basta un po' di vento che vieni travolto, vieni travolto dalla vita, dalla sua vita. E lei era lì, lì pronta a esser scaraventata in altri mondi, nei mondi di quel qualcuno, in tutti i suoi mondi, quelli bui e quelli pieni di stelle. E lui, questo qualcuno, prende il portafoglio, cerca le monetine, ottanta centesimi e "forse ce li ho giusti, pare che abbia rotto il salvadanaio", e sorride e guarda il cameriere e lei prende la borsa e vorrebbe offrire lei, lei ha ben due euro, gli ultimi del mese prima della ricarica del Postepay, ma spenderli per lui sono un investimento, come comprare un attico a Manhattan a dieci euro. E lei vorrebbe farsi leggere e non raccontarsi e lui avrebbe la vita di lei sotto le sue dita, due notti, dieci al massimo, e lei diverrebbe un romanzo finito e sarebbe il libro preferito di lui.
Lei si alza, lo ferma, gli dà un tovagliolino del bar, gli prende la mano, proprio quella dell'inchiostro, arrossisce, sorride, scappa via è in ritardo e ha una revisione e i suoi disegni stanno ancora asciugando e non ci si dovrebbe mai ridurre all'ultimo momento a fare le cose.
Lui apre il tovagliolino, sorpreso, incuriosito.
"Ciao. Fai una smorfia con la bocca quando mandi giù il caffè, se mi sposi io giuro che riuscirò a spiegarti quanto sia deliziosa, prima o poi. Avremmo una vita davanti, insieme, e forse un giorno troverò le parole, tutte, così da non doverti più dire "Ok, questo non riuscirò mai a spiegarlo a nessuno." Il mio numero è scritto dietro. Ciao."

1 commento:

Giuseppe Di Bernardo ha detto...

E quel tipo strano dalla mano macchiata fece il numero e vissero per sempre felici e contenti <3