La settimana di Pasqua la vedo nel modo più profano possibile: uova di cioccolato, cibo, vacanze, sole. Non ricordo nemmeno bene cosa succede di preciso, perché diventa improvvisamente peccato mangiare carne il venerdì o perché la domenica prima ci sono le palme, che le palme che danno in chiesa sono ben diverse da quelle del mio giardino e anche questo non riesco a spiegarmelo.
La settimana prima di Paqua generalmente in Università ho le revisioni, il che mi distrae sempre un po' dal fare in tempo il biglietto del treno verso la Terronia, ma effettivamente anche se non ci fossero io mi ridurrei a fare il biglietto del treno due giorni prima, che per me sono BEN DUE GIORNI PRIMA! Anche quest'anno, manco a dirlo, era tutto stra pieno e quelli di Trenitalia sanno usare formule gentili come "posto non garantito" o "ci scusiamo per il disagio" che però non danno alcun supporto morale alla situazione.
Firenze si collega in un modo strano col resto d'Italia (e il resto d'Italia per me è la Puglia, le altre regioni, specie quelle settentrionali, per me servono sostanzialmente a finire il disegno dello stivale. Tipo puzzle che ha un paio di pezzi colorati e gli altri bianchi.), tant'è che per arrivare al mio bel paese, dovendo scendere a una fermata prima in quanto hanno simpaticamente soppresso un Eurostar,devo andare a Bologna e poi da lì scendere sulla linea adriatica.
Bologna. Bologna vabeh, Bologna è troppo bolognese, anche in stazione. A Bologna generalmente c'è sempre lo smistamento di noi passeggeri. Sì, ci smistano, perché sono carri bestiame alcuni treni (chi ha preso un Intercity Bologna-Foggia magari dovendo stare anche in piedi mi capirà) e d'estate si sa, si tende a sudare. A Bologna c'è lo snodo ed è proprio da Bologna che passa il mitico Milano-Taranto, Milano-Lecce, treni così. Treni da meridionali.
Arrivo e la coincedenza è dopo 50 minuti. Io che tendo sempre ad approssimare per eccesso, per me era un'ora intera. Un'ora di pranzi fugaci, di caffè, ma non troppo che quello è diuretico e io nei treni proprio non la so fare la pipì, e di edicole. Vado in un'edicola fornita per comprare un libro, ne adocchio uno, continuo a vedere altri titoli. Un personaggio, probabilmente rumeno, s'avvicina e dice qualcosa come:"Questo locale... Questo locale?" all'edicolante che si vedeva lontano un miglio essersi alzato col piede destro, quello sbagliato. L'edicolante:"Non è un locale. E' un'edicola!" Il rumeno:"Edicola. Io volio comprare edicola!" gesticolando e mantenendo comunque una certa compostezza, sì, da tipico magnate, sì, sicuramente... Fatto sta che questa scenetta mi ha assolutamente chiarito sulla scelta del libro: Benni. Questa sarà una giornata da Benni. La conversazione poi è continuata ma mi sentivo come un'intrusa in quell'importante discussione di lavoro, soldi e potere.
Esce il numero del binario sullo schermo. Tutti ci riversiamo sul binario e mancano quindici minuti all'arrivo del treno. Io un po' leggo -ma Benni mi fa ridere e sembra un po' brutto che quello poi la gente pensa che non è mortazza quello che c'è nel panino, ma droghe- un po' guardo intorno e mi ripeto:"Merda, non ho il posto a sedere." vedendo tutte quelle persone che probabilmente divideranno con me minuscoli spazi vitali nei corridoi.
Ma quanti ne siamo? Ma che è. Ma Pasqua con chi vuoi e tutti vogliono tornare a casa natìa. Senti il foggiano, il barese, il leccese che parlano tra loro, che parlano al cellulare dicendo in buona sostanza nei diversi dialetti:"Sì, ho mangiato mamma." Vedi qualcuno che magari non è terrone, e magari è un ospite che si sa che noi meridionali siamo generosi. Ne siamo tanti e manca poco che solo noi pugliesi che scendiamo per le vacanze, se volessimo, potremmo tranquillamente conquistare la Libia, tipo.
Arriva il treno, siamo in cinque compresa me. Passiamo il viaggio in piedi, un po' seduti sulle valigie, chiacchieriamo che in fondo siamo tutti studenti e quindi minchioni a non aver prenotato prima, gallerie, messaggini con il mio splendido, messaggini con le amiche che dove sei-domani che fai-facciamo una cena-un caffè-, Lindor, musica ma poca perché c'era Benni e c'erano le parole degli altri sventurati. Ovviamente nessun posto si libera da Bologna in giù, o meglio, verso Pescara c'è la prima massa che scende. I posti si liberano un pochino. Mi siedo, mi godo il mare, che il bello di questo viaggio è che vedidal finestrino tanto mare, tante pietre, tanta sabbia.
Poi i miei genitori che mi vengono a prendere, chiacchiere, io che in macchina racconto di Lucarelli, loro che mi parlano delle nuovi costruzioni del paese, poi casa, poi cena che tutta la giornata a quel punto era focalizzata a questo momento, e chiacchiere sul cinema, su Moretti, su Firenze, su Renzi.
Una settimana è poco per stare in Puglia. In fondo ogni volta che scendi, capisci bene che in realtà in Puglia ci sarà sempre casa tua e sarà casa tua per sempre nei secoli dei secoli non come a Firenze che ho già cambiato due case e probabilmente una terza e poi magari una quarta, le tue cose che sono cose che probabilmente non userai mai più, vecchi disegni che ritrovi e oddio quantodisegno ammmerda, e tu che sei chiocciola che la tua casa te la porti dietro ma poi torni sempre indietro, si torna sempre indietro, si torna sempre in Puglia.
(Il titolo del post è il titolo di un film, a parte le parentesi)
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