Il lunedì è un giorno tremendo.
La sveglia suona presto, non la sento, per non posporla devo tenerla lontana da me il che si chiama masochismo, mi aspettano cinque ore di disegno dal vero, mi sveglio e devo cospargere il letto di carboni ardenti per alzarmi. Puntualmente mi si rovina lo smalto, l'acqua non viene mai calda velocemente e solo il lunedì quando sei in ritardo, il caffè dimentico di accenderlo, non so cosa mettere, metto le scarpette di tela e poi viene giù il diluvio che smette quando torni a casa.
Il lunedì è un giorno tremendo.
E' una nuova settimana, che di questi tempi significa che è un giorno più vicino agli esami e alla tesi. Un giorno più vicino alla morte, al suicidio, a Bin Laden, alla fine dei tuoi giorni, alle nutrie dell'Arno, all'indecenza, allo schifo.
Il lunedì è un giorno tremendo.
Si comincia sempre qualcosa. Io ho iniziato tutto il lunedì. E' un piccolo capodanno settimanale, il lunedì. Solo che l'unico count down è per andare a letto e non per i balordi notturni.
Questo lunedì io ho fatto una scelta responsabile e per niente avventata: mangiare sano. Verdure cotte e crude, frutta, legumi, carne, pasta, pane.
Dio, togli il mio fritto quotidiano e rimetti in pace sull'apposito scaffale della Coop i pangoccioli.
Niente grasso inutile da merendina del discount. Niente zucchero e latte, ma latte e zucchero. Niente biscotti colmi di conservanti più che di cioccolato. Attività fisica. Corsa, lenta ma costante, fingendo come al solito davanti ad altre allenatissime persone che mi corrono di fianco o gente che cammina tranquillamente che non ho il fiatone, no no no, sono una vera sportiva, io, corro da una vita, eh, un due, un due. Scale a piedi se non ho la spesa. E se non mi scappa la pipì o la cacca o non ho dimenticato il libretto universitario il giorno di un esame. Magari anche pesetti, che ora ho solo il bicipide da apritrice di barattoli di Nutella e melanzane sott'olio, infatti non a caso credo che il destro sia più sviluppato del sinistro.
Poi, vorrei anche parlare dei vestiti deliziosi e del calduccio meraviglioso di questa stagione, argomenti che mi portano direttamente a parlare di donne, di ormoni maledetti che causano alterazioni d'umore nemmeno noi fossimo tutte bipolari, mestruazioni quando dobbiamo andare al mare e lacrime che sgorgano dai nostri occhi come nemmeno il petrolio dalle terre dell'Arabia Saudita. Ormoni di merda che ci fanno venire la cellulite. Brutta, brutta e cattiva. Però ce l'abbiamo tutte (e se mi sta leggendo una che non ne ha e che ha cosce meravigliosamente lisce senza fare niente, nè fanghi nè sport, tu che sei meglio anche di una modella che sfila per Chanel, chiudesse tutto, perché le sto mandando una macumba e queste funzionano. Sempre. Maledetta. Lontano, lontanissimo, lontana da questo pianeta, sgualdrina) e questo è confortante come quando devi studiare taanto tanto e un altro ha il tuo stesso esame - trattasi in modo evidente del saggio vecchio adagio "mal comune mezzo gaudio"-.
Oggi poteva quindi essere una giornata tremenda ma da qualche parte, non so se in tivù o sul City, ho visto una fotografia. Era lei. Stupenda e meravigliosa. Inarrivabile e diva. Lei. Una foto di lei con la CELLULITE. LEI. LEI ANCHE HA LA CELLULITE. E la giornata è diventata radiosa e perfetta.
Ergo, se ce l'ha anche lei, se ce l'hanno anche quelle scheletriche donnacce, allora scusatemi ma io posso anche sfondarmi di altre madeleine, eh sticazzi.
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