Firenze è bollente, l'aria in Accademia anche.
Poco fa mi è successo che ho pianto per una foto. Non era nemmeno così bella, ma forse mi ha mosso qualcosa dentro. Mi è successa la stessa cosa guardando un quadro di De Chirico. Poi avevo gli occhi lucidi dopo il trenta di Economia. Non lo so come mai. Forse è un pretesto, forse un momento di debolezza, forse un istante in cui mi sono sentita sola. E' una sensazione strana. Triste e coraggiosa al tempo stesso, come una partenza.
Come siamo buffi. "Inventiamo bicchieri infrangibili che poi cadono e si rompono (Paolo Nori)", ci diciamo che non esistono più le mezze stagioni per colpa del buco dell'ozono e poi facciamo le fragole tutto l'anno.
Un mio amico oggi mi ha scritto una mail bellissima, che non mi aspettavo.
A volte i pensieri improvvisi e senza pretesto di un amico che "non so perché ti sto scrivendo questo, adesso", li leggi in un determinato giorno, un determinato momento e ti rendi conto che forse non è un caso.
A volte le sfighe e le leggi di Murphy servono per poi poter dire che siamo fortunati quando succede una cosa bella o semplicemente meno triste.
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