Il cazzo di pomeriggio del venticinque dicembre.
Ommiodddio.
E' ancora festa iuppidù, hai fatto il pranzo con i familiari che durante l'anno eviti e coi quali c'hai pensato due volte ad accettarli anche su Facebook; c'hai pensato meno quando hai aggiunto un tizio dal nome illeggibile di uno sperduto paese dell'Iran, i bambini hanno aperto i loro regali e hanno finito di chiedere ai genitori di montare il giocattolo chiesto in dono, e.
E basta, perché sono le diocristo di quattro di pomeriggio di Natale, non c'è nessuno con cui cazzeggiare perché sono tutti felici con le famiglie felici, uscire pare brutto anche perché devi finire il dodicesimo primo e mancano ancora i trenta secondi e trentotto tipi di dolci e se esci sai che dopo due metri avrai la follia omicida verso chi fa gli auguri, anche se non li fanno a te.
Fuori è grigio, sui contrinfissi ci sono le goccioline e sul tavolo c'è la tovaglia rossa coi resti delle mandorle e di quei cazzo di brillantini sbrilluccicosi che ti si appiccicano ovunque e che riuscirai a toglierli tutti per il prossimo Natale solo se sarai fortunato.
Qualunque cosa viene rovinata dal fatto che son le quattro di pomeriggio di Natale, perfino novecento canali di digitale terrestre trasmettono cose adatte alle quattro di pomeriggio di Natale.
Quindi tu sei là, seduto, a pensare e a non sapere che cazzo fare, a maledire il fatto che sono le quattro di pomeriggio di Natale e desiderare la morte, salvo poi ripensarci perché sei una brutta persona e con ogni probabilità finiresti all'inferno.
E con il culo che hai, l'inferno è un cazzo di posto in cui sono le quattro di pomeriggio di Natale sempre.
Però, nonostante questa acidità di fondo devo essere stata proprio una prava pampina, perché quest'anno ho ricevuto regali stupendissimi.
Ho ricevuto sogni, emozioni, sorrisi e progetti, ovvero una Polaroid e degli acquerelli.
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